La
storia sono loro. E'
voce il loro sguardo profondo. E'
voce il sorriso mesto che gli accompagna.
E' voce il tremore dei loro arti.
E' voce la pelle raggrinzita
dei loro volti. Mentre Il sole tramonta lento
alle loro spalle, con tono alto, forte, fermo,
sicuro e dignitoso, all'unisono mi confidano:
"siamo fieri per il nostro vissuto, lasciamo
il testimone alle nuove generazioni con fiducia
e ottimismo. Le nostre lotte sono la libertà
che ora i giovani stanno vivendo e ne avranno
cura in quanto anch'essi un giorno passeranno
il testimone ai figli del domani". Ho ascoltato
frammenti di vita contornati da mille riscatti
ed io, ora, percorro i luoghi che mi parlano del
loro passaggio.
Pozzo
di Sant'Antonio
Montevecchio
...Lo scavo della galleria iniziò
nel 1852 alla estremità levante del grande
giacimento, sul filone S. Antonio che rappresenta
una diramazione del filone principale, e venne
spinto con grande rapidità perchè
subito furono incontrate concentrazioni eccezionali
di galena.
Per razionalizzare il trattamento del minerale
prodotto, in prossimità dell’imbocco fu
costruito, nel 1867, un impianto meccanizzato
per trattare sia il grezzo proveniente dalla galleria
Anglosarda, che quelli di altre gallerie come
Scala, Colombi, S. Barbara e S. Antonio.
nel
1874 raggiunse la quota di -63 metri dalla quota
del piazzale di partenza, portando sino a tale
profondità i lavori di coltivazione.
Il filone Sant’Antonio è risultato
forse il più ricco e generoso, a parità
di sviluppo longitudinale, di tutto il sistema
filoniano Arburese, ed è stato seguito
nel senso dell’altezza per circa 600 m, dagli
affioramenti a quota +420 sin oltre il livello
–180...
Le miniere della Sardegna... La
Storia di sfruttamento industriale delle loro
risorse....La Storia sindacale e politica che
in esse ha fatto nascere e rafforzare le organizzazioni
operaie. Non può essere dimenticata perchè
fa parte del patrimonio genetico delle popolazioni
dell'isola.
Ci sono progetti che mirano alla
riconversione economica delle aree dismesse dei
siti minerari, che rappresentano interessanti
esempi di archeologia industriale della Sardegna.
Visitando questi luoghi si vive l’atmosfera del
mondo minerario del passato suscitando un grande
interesse scientifico storico e culturale
“…Il salario era scarso come ovunque, i minatori
erano tenuti anche a procurarsi l’olio per l’illuminazione
della galleria durante il lavoro e dovevano acquistare
i generi di prima necessità nelle botteghe
gestite dalla Società Mineraria che praticava
prezzi superiori a quelli del continente...” e
ciò significava restituire al padrone per
un sempre più arricchimento, parte del
salario guadagnato.
A Montevecchio fu organizzato il primo sciopero
il mese di Agosto del 1903 e a Buggerru avvenne
nel settembre del 1904. Fu uno sciopero spontaneo
anche se poi la Federazione dei minatori riuscì
in qualche modo a guidare i lavoratori che furono
caricati dai soldati con le armi in pugno.
Rivendicavano
dignità. Due minatori rimasero uccisi durante
lo sciopero e un terzo, ferito, morì subito
dopo. Ad Iglesias nel 1920 durante uno sciopero
morirono 7 minatori in uno scontro con i carabinieri
e le guardie regie.
I minatori di Montevecchio ricorsero più
volte ad azioni di lotta per rivendicare migliori
retribuzioni economiche, attenzioni alla sicurezza
e alla salubrità nel posto di lavoro:
I grandi scioperi che coinvolsero minatori e società
civile, si concretizzarono come di seguito elencato:
1949, uno sciopero lungo 47 giorni;
1961, l’occupazione dei pozzi contro il Patto
Aziendale;
1991, l’Occupazione del pozzo Amsicora per trattare
con il Governo Nazionale e Regionale la chiusura
della miniera in cambio di nuove occasioni di
sviluppo.
Voglio segnalare il libro
“Donne e bambine nella miniera di Montevecchio”
di Iride Peis Concas edito da Pezzini
Editore perché, quando si parla di movimento
operaio in miniera, dello sfruttamento, del lavoro
inumano nelle viscere della terra, del movimento
di lotta non solo per il miglioramento delle condizioni
di vita della classe operaia ma per il progresso
civile, culturale ed economico di un intero territorio
locale e regionale che ha caratterizzato Il bacino
minerario sardo, spesso si dimentica di quale
ruolo abbiano avuto le donne, le ragazze e, persino,
le bambine che venivano assunte in miniera per
fare un lavoro mal retribuito e subordinate all'uomo;
il loro ruolo era quello di cernitrici del minerale,
quelle che spaccavano, sceglievano, insaccavano.