Signor Presidente della Regione Sardegna dr Ugo Cappellacci
io alla sua lettera d'auguri le rispondo così:
Mi accingo a leggere la lettera che lei mi ha indirizzata (inviata a tutti i sardi). Premetto che io non l'ho votata…
“… la Regione per te. Tu per la Sardegna. Desidero fare a te, alla tua famiglia e ai tuoi cari i migliori auguri per le festività e per un nuovo anno ricco di soddisfazioni. E' mia responsabilità personale e istituzionale che gli auspici di ognuno e le speranze della comunità si traducano in un obbiettivo concreto: il miglioramento della qualità della vita per tutti i Sardi …”
Risposta:
… “lei mi chiede troppo Signor Presidente, impegnare il mio prezioso tempo continuando la lettura della sua lettera d'auguri. E' troppo, accettare passivamente, senza sentirmi turbata, con quanta disinvoltura si rivolge a me con il “tu” senza conoscermi minimamente. Sento come irrinunciabile dovere risponderle subito dopo avere letto appena qualche riga, che nessuno le ha mai chiesto di scrivermi.
Sento l'urgenza di risponderle per farle sapere che è abbastanza chiaro che la realtà di noi sardi non le è mai interessata in quanto prerogativa dell'uomo che può definirsi “libero” e non servo “di un padrone”. Chi le scrive è una persona che vive la quotidianità osservando e ascoltando la vita reale di noi sardi. Che può permettersi di scorgerne i forti disagi con la pancia che riempie quotidianamente perché ha la fortuna (e non il diritto) di avere un lavoro. Che ha due figlie che hanno potuto permettersi studi universitari e avere trovato subito un lavoro.
Io, Signor Presidente, mi vergogno del lavoro che ho nei confronti di chi lo implora da tempo.
Per favore Signor Presidente, mi faccia conoscere il motivo per cui si ostina a sorridere nella foto che lei mi ha inviata assieme al suo scritto: davvero è convinto che esista un motivo, un piccolo motivo che la porti a sorridere? E' ingerenza alla mia sensibilità, mi creda!
Lo sa Signor Presidente quanto mi sento libera di affermare che LEI NON E' PER I SARDI; LEI NON E' PER ME; LEI, SIGNOR PRESIDENTE, NON E' PER LA SARDEGNA come lei scrive?
“Dove era Signor Presidente quando i pastori della mia amata terra sarda venivano aggrediti, manganellati, offesi, umiliati dalla forza pubblica, lasciati soli, abbandonati da chi avrebbe dovuto proteggerli, da chi avrebbe dovuto evitare loro le continue umiliazioni, frustrazioni, ricatti e sfruttamento spingendoli sino a Roma per l'ennesima volta con la speranza di poter raggranellare almeno un chicco di dignità perduta?
Lei, Signor Presidente, non ha le carte per governare questa terra che non ama. Questa gente che non ama. Questa gente che non comprende. Questa gente che non rispetta. Non può governare perché non conosce l'umiltà che fa crescere L'UOMO scegliendo al contrario la connivenza col potente.
Lei Signor Presidente, trascura il senso del dovere, ha dimostrato a tutti noi di non averne abbastanza, ha veicolato azioni che hanno denotato l'assenza di lealtà e capacità nel comprendere che questa terra ha le premesse per diventare grande con la sua gente solo scegliendo di mettersi dalla parte dei “più”.
Signor Presidente, smetta di elargire a quella parte di chiesa ricca e potente doni “nostri” che non merita e di cui non ha bisogno.
Non si ponga, la prego, a tutela dell'uomo ricco e potente usurpatore dell'Italia intera.
Io signor Presidente, l'arroganza la combatto da sempre. Lei l'appoggia.
Signor Presidente, non avrebbe dovuto provocarmi con la sua lettera: sono un essere pensante e non vivo sognando indulgenze perché il paradiso lo voglio qui per tutti i miei sardi!!!
Io Signor Presidente non amo farmi umiliare: mi ribello! Non amo farmi prendere in giro se non in un gioco tra amici. Ma qui non siamo tra amici. Qui, soprattutto ora, non c'è voglia di giocare. Non c'è motivo alcuno di sorridere.
Signor Presidente, è mia abitudine fare in modo di non lasciare nulla incompiuto ma mi creda, non ho avuto abbastanza stomaco per proseguire la lettura del suo scritto augurale per l'anno che verrà. Lei Signor Presidente, per questo augurio risulta essere la persona meno indicata: mi creda.
Signor Presidente: la sua lettera è un'offesa all'intelligenza di una semplice donna SARDA come me.
Signor Presidente, mi permetto – considerando che ciascuno possiede la facoltà del contradditorio – di augurarle per il nuovo anno di soffermarsi a riflettere sulla condizione dei sardi. Lo faccia. Lo faccia presto in quanto i sardi agonizzano da tempo grazie a lei! Dimostri a tutti quanti noi con fatti reali e non illusori che intende operare per un bene comune trascurando ad esempio le attenzioni che ha per i potenti della chiesa. Signor Presidente, non spenda il tempo che dovrebbe dedicare a noi sardi compiendo facili e spensierate incursioni nelle mostruosità delle ville del padrone d'Italia.
Signor Presidente, le chiedo con fervore e umiltà, abbia pietà per COLUI – ultima notizia mentre scrivo - che ha compiuto “IL DISPERATO GESTO DI UCCIDERSI” per avere perso il lavoro senza riuscire a stringere tra i suoi pugni un barlume di speranza a due giorni dal Natale. Abbia pietà e si ricomponga con rispetto: non sorrida! Gli riconosca almeno dopo morto i diritti che non ha avuto, la dignità strappatagli, il furto del suo decoro e si astenga dall'offenderlo ancora. Chieda ai famigliari chi era costui. Io non l'ho conosciuto ma non mi fa dormire la notte facendomi sentire in colpa perché io il lavoro “sì” e lui “no”.
Signor Presidente, la invito al rispetto di chi ha visto il vuoto dinnanzi ai suoi occhi. La invito al rispetto di chi non è riuscito a sottrarsi al peso del “nulla” che lo ha schiacciato per sempre.
Signor Presidente, si astenga dal sorridere per non offendere ancora.
Ed ora, mi permetta una piccola incursione flash nella sua bella cucina: la sua tavola imbandita da una bella forma di formaggio dei nostri pastori sardi inondando la sua cucina da una gradevole fragranza. Vedo sulla sua tavola l'arrosto d'agnello dorato e croccante, allevati dai nostri pastori con dedizione certosina. Il vino abbondante dei nostri vigneti, ricotte, salsicce e prosciutti …
Ma c'è, Signor Presidente, chi “latte non ha neppure per i suoi bimbi da crescere”. “Chi formaggio non ha”. “Chi carne non ha”. “Chi pane non ha!!!”. Pensi Signor Presidente, alle tante tovaglie leggere!
Il lavoro, signor Presidente, non lo scordi, è sinonimo della dignità di ciascuno di noi..
Riversi sui sardi il doveroso impegno per cui è stato eletto. Si ravveda, la prego!
Ora Signor Presidente le racconto il sogno di questa mia notte: “la sua coscienza si era d'improvviso risvegliata ribellandosi e restituendo ad altri i voti elettorali ricevuti impropriamente (come lei sa i sogni vanno riportati integralmente) finendo così per capire finalmente che non aveva mai posseduto le carte per governare il popolo sardo e quel sparuto numero di voti risicati senza mai sapere come (nel sogno), con sorprendente onestà rimetteva il suo mandato di Governatore consapevole del fatto che non avrebbe potuto continuare a far finta d'essere “il nostro Presidente di Sardegna”.
Infiniti auguri Dr Ugo Cappellacci e non si stupisca se ho la facoltà di indignarmi ancora.
con rispetto
Ivana Taccori
Cagliari, 30 dicembre 2010
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