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dal 12/1/2008


© G.S.Chilometrando

Nord e Sud in bicicletta

con la Sardegna nel cuore

[l’Unione Sarda – 31 agosto 1998]
di Ivana Taccori

 

Nella località denominata “Il Gorgo” (Verona) siamo in 650 con indosso le nostre coloratissime divise, ad attendere il via sotto il sole cocente di luglio. Alle ore 9,00 il serpentone si snoda lungo un percorso inizialmente pianeggiante. E’ il gruppo Sportivo “4 Mori” di Verona ad organizzare il raduno ciclistico agonistico denominato Il Tamburino sardo, 1° Memorial Marcello Salaris, ciclista di soli 24 anni morto un anno fa in un incidente stradale.
Approfittando dell’andatura regolare mi spingo senza fatica in testa al gruppo con l’intento di godermi il panorama.

 

 

A destra sulle colline erge imponente e triste l’ossario di Custoza che con la sua forma a guglia pare voglia toccare il cielo terso di luglio. Attendo ansiosa – ma c’è ancora tanta strada da fare – di intravedere la casa del Tamburino sardo di Deamicisiana memoria dove, mi dicono, sia stato eretto un cippo in memoria dei caduti nelle fila dei Granatieri di Sardegna.Saprò poi che i sardi di Verona e provincia, vicino al cippo, si sono ritrovati, la settimana precedente, con i loro amici a trascorrere una giornata di memoria ma anche di allegria e dopo la messa e l’alzabandiera in onore dei caduti si sono riuniti tutti attorno alla tavola imbandita con la tradizionale pecora in cappotto, accompagnando poi, con i canti tradizionali ispirati alla Sardegna, il lento piegarsi del sole.

 

 


 

“... vieni da Mantova?” – “No vengo da Cagliari. Si, dalla Sardegna per partecipare alla gara”. A pormi la domanda é un ciclista di mezza età: “Io sono di Vicenza – aggiunge. Io in Sardegna non sono mai stato. Anzi preciso che non intendo andarci. Banditi e sequestratori. Ti dirò di più: sino a quando un meridionale non riuscirà a vincere un Giro d’Italia non si potrà parlare di Italia Unita perché vedi, il giro d’Italia si vince solo con la testa...! e dalla Campania in giù non intendo chiamarvi italiani”.

 

 

Improvvisamente il mio temperamento sanguigno mi viene in soccorso producendo un’alta percentuale di adrenalina. Sfido con lo sguardo l’ultra cinquantenne ed esclamo:”La tua pochezza non é degna di stare in questo contesto”. D’improvviso mi viene incontro la collina con la sua dolce salita. Salgo sui pedali sentendomi leggera come il vento. Decido di non voltarmi più. E’ l’orgoglio di essere Sarda. Di sentirmi Italiana. Di sapermi con la capacità di non trovare differenze in quanto simile. Ovunque. Con chiunque. Lasciando predominare sempre il senso del rispetto umano.

 

 

 

Sento qualcuno ansimare alle mie spalle. Si affianca: “ho sentito che sei sarda. Io sono di Teti. Manco dalla Sardegna 30 anni”. “...io di Sant’Antioco. Sono maresciallo e ad agosto verrò giù”. Scopro che tra i 650 ciclisti 20 sono emigrati Sardi. Sorrido. Poi la salita si fa più dura. Mi concentro. C’é ancora da sudare prima di scollinare e poi giù e poi su di nuovo per le brulle colline. Il panorama si dimentica presto quando si ha da sopravvivere sugli interminabili tornanti. Arriva anche il momento di tagliare il traguardo. Bella gara. Bella gente.

 

 

 

Prima delle donne:”Berzacola Fiorenza di Verona” – annunciano.
Fa seguito un applauso forte e meritato. Brava. Brava davvero. Le porgono la medaglia d’oro e l’enorme mazzo di fiori. Lei, garbatamente si ritrae e chiede di parlare al microfono. Sono momenti di trepido stupore: “Io, Fiorenza, cedo il premio a colei che sarebbe stata la vera vincitrice, ovvero la ciclista venuta dalla Sardegna che, per aver dimenticato la tessera oltre mare, non é stata classificata dai solerti giudici”.
Stupore...! salgo sul palco. Piango. Piange. Sono lacrime del sud che si uniscono sotto un forte abbraccio alle lacrime del nord.
Nord e Sud... pur sempre italiane!