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dal 12/1/2008


© G.S.Chilometrando

Sole Luna Nuraghi

di Giancarlo Melis

A fine giugno di quattro anni fa, poco dopo le sei del mattino durante l'ora della mia corsa quotidiana, al termine di una salita lo sguardo spaziava in direzione dei monti verso ovest. Una grande luna piena occupava l'orizzonte. Bellissima, quasi incredibile nella sua magnificenza - pensavo - continuando ad osservarla prima di affrontare il tornante alla mia destra. Svoltando il mio stupore non venne a mancare, perché di fronte a me, il grande disco solare, da poco sorto, si stagliava enorme nel cielo. Il mio sguardo, alternativamente, si volgeva ad est e ad ovest per osservare i due astri fronteggiarsi nel loro pieno splendore e il mio pensiero fu:"Iside è riuscita a ritrovare tutti i pezzi del suo sposo e a ricomporre Osiride".

Una storia antichissima, raccontata anche di recente, con metodi e strumenti diversi da allora, ma con i medesimi simbolismi nel film “Lady Hawke”. Una domanda mi posi allora. I nuragici conoscevano la misura del fallo di Osiride? Conoscevano cioè quel segmento/numero aureo che metteva in relazione i fenomeni solari e lunari e i rispettivi calendari per poter dichiarare la nascita di un nuovo sole/ciclo temporale? Una positiva ed esauriente risposta ci è stata data e documentata da Mauro Peppino Zedda con la sua illuminante opera “I nuraghi tra archeologia e astronomia”. La tenacia dell'autore nel perseguire le sue iniziali intuizioni, malgrado il disinteresse del mondo accademico tradizionalista, ha aperto una grossa breccia nell'oscurità del periodo nuragico. L'autore si pone giustamente anche altre domande: Quali stelle di prima grandezza avevano, in quel periodo, una declinazione compatibile con l'orientamento dei nuraghi?

Il collocare/costruire alcuni nuraghi nelle direttrici dei solstizi o dei lunistizi faceva si che, oltre a soddisfare la necessità calendariale lunisolare, gli stessi fungessero da gnomoni per l'osservazione del tempo del cielo (lo sfondo della sfera celeste). Servivano cioè da guida e riferimento per annottare il grado/tempo di variazione del sorgere o tramontare eliaco/draconico delle stelle e delle costellazioni.

I sacerdoti astronomi nuragici, nel tramandarsi le loro osservazioni e conoscenze, certamente vi avevano incluso il costante e regolare ritardo, di un giorno ogni 72 anni, del sorgere del Sole ai solstizi ed equinozi di riferimento rispetto alle stelle/costellazioni guida.

Detto in altro modo: Il Sole veniva spinto all'indietro dalle costellazioni (animali del cielo) di un giorno ogni 72 anni. In Egitto lo scarabeo era considerato un animale sacro perchè sposta lo sterco spingendolo all'indietro.

Uno spostamento di 10° si compie in 720 anni, ed uno di 30° gradi, pari allo spazio occupato da una delle dodici costellazioni, si completa in 2160 anni. Questo spazio/tempo, in tal modo tripartito, nell'Odissea è chiamato da Omero isola di Trinacria. Infatti quando Ulisse vi giunge, con i compagni rimasti del suo esercito, si compiono due sacrifici: L'uccisione dei buoi/vacche del Sole e la fine dei suoi 720 compagni (sessanta uomini in ciascuna delle sue dodici navi). Anche un periodo di soli 72 anni era comunque un intervallo piuttosto lungo per la vita media dei nuragici, necessitava affidarsi quindi, oltre ad una classe di sacerdoti/astronomi, ad altri segnatempo intermedi e più brevi. I più importanti, per quasi tutte le civiltà, erano i pianeti Saturno e Giove sia per le intrinseche caratteristiche di ognuno, sia per la loro osservabilissima congiunzione ventennale.


Come ha evidenziato lo studio di Mauro Zedda, nel nuraghe si manifestano i fenomeni più caratteristici del Sole e della Luna. In esso si rinnova continuamente l'unione del solare Dio maschile e del Dio lunare femmineo, signore delle procedure, regolatore di cicli (e di flussi) i cui segreti sono conservati nelle “arkittas” (Arche della Santa Alleanza sarde, contenitori dei misteri della maternità, della procreazione, dell'eterno ciclo vitale). Un nuraghe quindi non solo come luogo di colloquio con le anime ma anche come luogo di generazione e continua rigenerazione. Casa della consacrazione, dell'unione uomo/donna ad immagine della casa del mondo, nella sua fertile collocazione spazio-temporale e costruita in una Tolkiniana terra di mezzo. Non essendosi tramandata, né in forma scritta né oralmente una rappresentazione mitologica/religiosa della cosmogonia creatrice e regolatrice del tempo/spazio, è necessario fare tentativi più approfonditi per gettare un po' di luce in un periodo ancora pieno di misteri, magari percorrendo strade inconsuete con il rischio di essere tacitati come visionari od erettici.

Ma certamente in quei sprazzi di luce altri accademici titolati passeranno con squilli di trombe. Nel nuraghe, pur essendosi smarrito il significato costruttivo e orientativo nello spazio/tempo, vi permane il valore simbolico facendogli assumere la valenza di un mandala. L'indagine pertanto non potrà essere solo analitico-digitale, tipo selezionare e misurare il particolare per estrarne il segreto principio ispiratore. Il tutto dovrà essere inserito anche in una cornice simbolica e indagato in chiave analogica.

Srotolare la matassa degli anni e del tempo trascorso, per noi oggi è abbastanza semplice. Abbiamo sistemato come linea di demarcazione la nascita di Cristo e possiamo parlare ed intenderci quando diciamo “seimila anni fa” oppure “nel 4000 a.Cr.”. Ma per i nostri progenitori il tempo non poteva essere un numero, bensì lo scenario del cielo, descritto nelle relazioni tra gli abitanti delle sue tre dimensioni perimetrali, ognuna delimitata dai propri pilastri o colonne di riferimento. Un periodo di tempo quindi poteva essere rappresentato con una dimensione spaziale e descritto come una forma geometrica. Nascevano allora le Isole Sacre, le Città Eterne, i Continenti scomparsi, le Età dell'Oro.

 

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