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dal 12/1/2008


© G.S.Chilometrando

Sardegna ti AMO

(I militari Nato presenti in Sardegna)

Il nuovo giardiniere

di ivana taccori 2005

Foto Manifestazione

Tutto andava male in quel fazzoletto di terra…..finché un giorno (correva l'anno 2004) si presentò un nuovo giardiniere con molte idee e poche parole stringendo tra le mani un progetto da realizzare.
E’ un ciarlatano, grida qualcuno.
Altri lo stanno a sentire. E’ facile intuire che non ama regalare parole al vento. Gli danno fiducia e lo fanno lavorare.
Alcuni rimangono a guardare.

Ma il giardiniere è bravo.

Conosce l’arte della potatura perché sa quando è arrivato il momento di tagliare una parte dei rami, dei germogli e dei tralci di una pianta o di un ceppo di vite. Sa distinguere la potatura di formazione, di produzione, di riforma, di ringiovanimento, di risanamento a seconda delle finalità. E’ un provetto vivaista capace di coltivare giovani piante.

Conosce bene l’azione e l’effetto del disinfestare quando c’è l’urgenza di liberare il terreno da animali parassiti.

Coraggio signor giardiniere, la sterpaglia si è ridotta, i parassiti pure. Ho visto alberi con nuovi germogli: presto daranno buoni frutti e………………” alcune cicale hanno già smesso di cantare!”.

Grazie Signor Presidente---------------clicca su 25 aprile 2006

(pubblicato sul giornale di Sardegna il 1° agosto 2005)

 


”…granchi con chele di buio a volte ci ha portato la risacca. Guai a voi, branco di malfattori d’ogni tempo, d’ogni luogo: non osate più avvicinarvi con passo e sentimenti trasversali. Ci brulica nelle vene come fuoco un coraggio nuovo… Non tolleriamo altro male. State attenti: non siamo una pietra in mezzo al mare che non sente, non piange e non si ribella. Siamo Isola. Isola sola, ma con cuore di moltitudini…” Paola Alcioni

Con il voto del 15 e 16 febbraio 2009, la Sardegna è stata riconsegnata ai colonizzatori.

"...Il 32,5% dell'elettorato non ha votato. Aggiungiamo le migliaia e migliaia di schede bianche, scrive lo storico Francesco Casula il 24 febbraio 2009. Gli astensionisti rappresentano dunque il più forte partito in Sardegna.

Quasi nessuno - sia fra i commentatori che fra gli esponenti politici - ha dato rilievo a questo dato drammatico e preoccupante, almeno per chi ha a cuore la partecipazione dei cittadini nelle scelte che dovrebbero riguardare tutti. Probabilmente non se ne parla per cattiva coscienza: almeno da parte dei "politici" verso cui la sfiducia è in costante e progressivo aumento.

Non si spiega diversamente il massiccio astensionismo, nonostante il colossale trascinamento al voto (di parenti, famigliari, amici) da parte di un immane esercito di candidati, (più di 900) e il tambureggiare costante dei media negli ultimi due mesi.

Con l'astensionismo, quote sempre maggiori di cittadini manifestano una reazione di rifiuto e di reiezione della "politica" tout court, vista come "cosa sporca", "affare per mestieranti", da cui dunque stare alla larga. La responsabilità maggiore è da ricondurre ai partiti e al sistema politico nel suo complesso che da più di un decennio tende sempre più a "modernizzarsi", "americanizzandosi".

Un sistema che ricorre cioè a un uso ormai consolidato e vieppiù spregiudicato dei nuovi mezzi di comunicazione di massa di linguaggio, di controllo dell'informazione. Attraverso tali tecniche, partiti, uomini politici e programmi vengono "venduti", prescindendo dai contenuti: quello che conta, che si valorizza (come tutte le operazioni di marketing) è l'involucro, la confezione l'immagine.

La politica si svuota così di contenuti e diventa asettica gestione del potere: il conflitto tra i Partiti (più apparente che reale diventa lotta fra gruppi spesso trasversali in concorrenza fra loro per assicurarsi questa gestione. La battaglia politica perciò diventa priva di "telos", di finalità. E poiiché i gruppi politici si battono fra loro avendo come unico scopo la conquista e la gestione del potere, idee politiche, ideologiche, programmi e progetti si riducono a pura simulazione: sono effimeri e interscambiabili. Di qui la sfiducia e l'astensionismo, ormai di massa..." GDS.

..Che c'era in palio un bel bottino da conquistare era facile capirlo nel momento in cui il nostro Presidente del Consiglio si scomoda più e più volte per raggiungere la nostra Sardegna - pure a nostre spese - sventolando la bandiera del suo partito...

 

Cagliari, 1° marzo 2009, Piazza Garibaldi. Un appuntamento - post elettorale - per riflettere insieme

"...E se dipendesse da noi, - dice Korinna Ktevtemann alle persone che gremiscono la piazza - se il male viene per nuocere o no? Il colpo è stato durissimo sembra che in molti di noi abbia cambiato lo stato d’animo in tanti modi. Anzi, a volte non si sa più cosa sentire, pensare… ci ha destabilizzati, ha creato confusione interiore.


E se fosse invece proprio questa confusione, la distruzione delle strutture interiori, l'essere più desti grazie alla sofferenza a creare quel caos sensibile che permette all’anima di cercare e ricevere nuovi impulsi? Magari ancora prima di anestetizzarsi, riabituarsi ed aggrapparsi ad antichi schemi e perderci dentro le proprie forze? Se il male fosse un campanello d’allarme che ci dice: cambia modi di pensare, ancora più dei contenuti? Se il lungo silenzio di uno da cui ci si aspetta – che cosa? – creasse il vuoto – lo spazio – per comprendere che i tempi dei leader, cioè delle persone che ci guidano è passato?

Se fosse vero, come qualcuno dice, che gli imprenditori non sono alcuni pochi – più o meno potenti, ricchi, onesti – ma che gli imprenditori siamo noi? Che i politici non sono ne capo tribù, ne re, ne faraoni o simili ma gli amministratori della nostra impresa, messi da noi al loro posto di lavoro?


Allora bisognerebbe sapere cosa vogliamo, lavorare e studiare per sapere il nostro fatto e dire a loro cosa devono fare. I programmi dei partiti dovrebbero dirci come vogliono mettere in atto la nostra volontà. Chi amministra bene può continuare il suo lavoro.


Ma, sappiamo cosa vogliamo? O già dove cinque si incontrano attorno ad un tema ci sono sette opinioni diverse che ci si sbatte in testa? E poi vince chi parla più forte, chi ha “mezzi” per persuadere? Discussioni eterne, indurimento di convinzioni sono la morte della creatività, che ci fa avere intuizioni per trovare nuove soluzioni, nuove tecniche di elaborazione.


Se fosse possibile unirci in cerchi nuragici di consiglio anche guardandoci in faccia, ascoltarci, porci domande (la buona domanda è già parte della risposta), pensare insieme, cercare metodi per sviluppare idee, invitare esperti?


I temi? Tutti! Per esempio: come vogliamo la scuola per i nostri bambini? Educazione o informazione? Come deve essere una pedagogia che permetta al bambino di sviluppare tutte le sue capacità invece di corrispondere ad una immagine standard.

Una pedagogia che permette di diventare un adulto che non sia solo intelligente di intelletto ma che abbia capacità di sviluppare fantasia per trovare nuove forme, nuove idee. Un adulto non solo cranio, ma uno con volontà e cuore per trovare le vie giuste per realizzare. Che funzione ha l’arte da questo punto di vista nella pedagogia?


Come vogliamo il sistema economico? Quale potrebbero essere le alternative a quello attuale, sempre meno attuale? (vedi per esempio lo stipendio base garantito).
Se fosse possibile elaborare proposte costruttive? Forse con l’Amministrazione precedente abbiamo avuto per cinque anni un uomo che ha saputo ricordarci che gli imprenditori siamo noi.

Forse qualcuno ha cominciato come me a sognare che potrebbe essere vero. Qualcuno ci ha svegliato bruscamente. Ma se fosse non per smettere di sognare, ma per entrare ad occhi aperti nel nostro ruolo di intraprendere la nostra vita?

 

Benvenuti in Sardegna
siate degni dell'ospitalità

…riesco solo a dire grazie. Non so in quale giorno e momento d’agosto (l’articolo è stato pubblicato il 14/08/2004 sulla Nuova) Giorgio Todde abbia scritto il presente articolo. Certo è che poteva benissimo starsene in spiaggia, nel suo tempo libero, non pensare, e prendere la tintarella come fa la maggior parte di noi – troppi - incuranti di ciò che ci accade intorno. Lui ha lavorato per tutti noi ! Ha scosso le nostre coscienze ! E noi qualcosa possiamo farla:
Riflettere e fare buon uso del suo pensare.

…”qualcosa” è far circolare il presente articolo e “qualcosa a volte è tutto”

Ivana taccori

 

Quando il saccheggio della terra
avviene in un disordine preistorico.

di Giorgio Todde

Quando la Natura è affidata a sindaci che per ogni spiaggia e promontorio urlano – come un feroce grido di guerra – che vogliono “valorizzare questa spiaggia o quel promontorio” senza aver compreso che nulla in Natura ha bisogno di essere “valorizzato” da loro e da nessun altro perché tutto quello che è naturale ha in sé un infinito valore…
Quando non capiamo quanta forza distruttiva è contenuta nella parola “valorizzare” il creato – Il quale contiene proprio nell’essere intatto il bene più immenso – ma vuole dare un valore in denaro alla natura, consumarla e venderla, ricavarne monete devastandola…
Quando questi sindaci cattivi promettono l’eden e poi destinano bucce, lische di pesce, resti e minutaglia a chi li ha eletti…
Quando non comprendiamo che quel sindaco vendendo quella spiaggia sta vendendo il corpo e la salute dei cittadini condannandoli a una vita dolorosa…
Quando non riflettiamo sul valore profondo dell’intatto, mai toccato, che è l’unico incalcolabile tesoro…
Quando l’uso del Creato viene affidato a commercianti e affaristi che vedono il mondo come un gigantesco albergo ristorante costruito su immense latrine e che riconoscono come attività principale dell’uomo quella del mangiare e mangiare…
Quando si permette a questi uomini – che fanno cose permesse solo a un Dio, che si credono Dio e, però, non sono simili a un Dio – di continuare la distruzione di spiagge, scogliere e mare, una distruzione costante, organizzata, particolareggiata come un piano di sterminio finale…
Quando il saccheggio della terra e delle acque avviene in un disordine preistorico senza regole…
Quando si sta zitti…non si protesta… e si china il capo, allora speranza, proprio, non ce n’è più.
E viene da chiedersi se quello è accaduto nella nostra isola non sia colpa di chi l’abita, se non sia colpa nostra…viene da chiedersi se la testardaggine e l’orgoglio sardi non dobbiamo chiamarli in altro modo… se l’orgoglio non sia solo stupidità e la testardaggine ottusità…
Ma come? Un popolo che ha difeso la propria lingua, la musica, i costumi, la cucina, i vini e perfino il proprio formaggio con la legge (bastasse rinunciare al pecorino per rivedere Villasimius e la spiaggia del Riso scomparsa sotto i colpi furiosi della dinamite, vedere abbattuti Poltu Quatu, Baia Sardinia, Cannigione, riavere il Poetto…) un popolo che parla di se attribuendo un’entità unica al mondo (ma il mondo non lo sa)… Beh, un popolo così permette a testa bassa questo uso devastante della sua terra, quella dove vive e sotto la quale finirà? La sua terra vale meno del formaggio che produce? Sono i suoi dialetti, suoi i costumi, i canti, ne è geloso, giustamente… e, la terra, invece, non è sua? E permette che la svendano, la sventrino e la deturpino? Forse come il cercatore di diamanti che ne trova uno ma non lo riconosce e lo butta via – questo popolo non ha compreso il valore infinito del luogo che gli è stato assegnato. Come i selvaggi che in cambio di specchietti danno via pietre preziose.
Perché in quest’isola – curvi anche davanti al potere più piccolo – si è permesso a capitali e uomini lontani di comprare, stuprare e deformare la terra trasformandola in un mostro in festa per tre mesi l’anno durante i quali ci si ingozza, ci si schianta in auto e si manda nelle vene qualsiasi cosa agiti il cervello? Perché si è consentito un turismo volgare, rumoroso, primitivo, cavernicolo, regressivo?
Qua in pochi hanno visto il segno del divino nell’isola, eppure basterebbe aprire gli occhi e respirare.
Il dubbio che la responsabilità sia di tutti noi sardi – non come singoli ma come popolo che non esiste se non in comunità sparpagliate ma si da arie da popolo – è un dubbio grande.
Colpa nostra: mentre litighiamo sulla lingua che sta morendo gli altri costruiscono, fanno affari, distruggono… Colpa nostra.
Insomma, sindaci e assessori alla fin fine ce li scegliamo noi, e non solo li scegliamo… li alleviamo, li facciamo crescere… A volte qualcuno non li vota e basta, qualcuno li vota e se ne innamora, se li sposa, imbianca con loro e per il rispetto che si deve ai propri eletti se ne va all’altro mondo prima di loro perché si sa, la politica fa bene alla salute, è consigliata dai medici e dai farmacisti.
Beh, noi andiamo a votare, noi abbiamo accettato per anni non governi ma piccoli regni, povere monarchie nane, pelose, con le gambe storte e corte.
Un giorno per trovare acque trasparenti… spiagge bianche senza immondezza, per guardare promontori senza alberghi dovremo prendere un traghetto, attraversare uno stretto e sbarcare in Corsica dove sindaci, consiglieri e presidenti pigri, ingegneri senza ingegno e capimastri indolenti, non alacri e intraprendenti come noi sardi – avranno lasciato la natura come era.
Nel mentre i sardi industriosi avranno impastato calce, preso frustate contenti sotto il sole, cotto mattoni ed elevato muri sino alle nuvole. E allora, finita la frenesia, eserciti di muratori appenderanno la cazzuola al muro e sé stessi ad una trave di cemento, e non di ginepro che di ginepri non ce ne saranno più. Si appenderanno perché non ci sarà più nulla da costruire, più nulla, finito: in Sardegna tutto sarà finito.
Poi i capitali grandi faranno un rutto soddisfatto di chi ha la pancia piena e passeranno ad altro: il mondo è grande e l’isola è solo un pezzetto insignificante del mondo.

 

"...essi difatti non comandano per cupidigia di dominio, ma per dovere di fare del bene agli uomini, non per orgoglio di primeggiare, ma per amore di provvedere"

 

...popolo che non ha bisogno di eroi...

 

Oggi 3 aprile 2005 non si pedala

 
Oggi domenica 3 aprile la città di Cagliari si é svegliata con la pioggia e noi con una gran voglia di lasciare ad altra giornata l'uscita in bicicletta. I Baretti, nel lungo mare Poetto sono deserti. Solo qualche temerario sfida il forte e freddo vento andando incontro al mare che brontola, si agita e spinge le sue onde che si infrangono sulla riva, lasciando nell'arenile dipinti di schiuma con l'odore di sale.
 
Sotto il cielo plumbeo, gonfio di pioggia, Modou Mbaye, con lo zaino pieno di oggetti da vendere, ci sorride senza chiederci nulla. Brutta giornata per lui. Poca gente in giro, scarse le vendite, misero l'introito. Ma la sua serenità non la baratta per nessuna ragione al mondo. La lanterna Rossa ci accoglie. Sorseggiamo un caffé e parliamo della Sardegna. Poi lui del Senegal e di Tuba, la sua città lontana dalla guerra e dalla pena di morte. Una Terra vasta e con pochi abitanti, dove nasce in alcuni il desiderio di partire in quanto viaggiare é aprire le menti. Dove nasce in altri la forte esigenza di ricerca di un lavoro che non c'é..."esattamente come i nostri emigrati di Sardegna". Ci salutiamo augurandoci una buona giornata dirigendoci ognuno per la sua strada:La strada della vita.

 

Dal 2004 le coste Sarde non sono più in vendita