Sardegna
ti AMO
(I
militari Nato presenti in Sardegna)
Il
nuovo giardiniere
di
ivana taccori 2005
Foto
Manifestazione
Tutto andava male in quel fazzoletto
di terra…..finché un giorno (correva l'anno
2004) si presentò un nuovo giardiniere con
molte idee e poche parole stringendo tra le mani
un progetto da realizzare.
E’ un ciarlatano, grida qualcuno.
Altri lo stanno a sentire. E’ facile
intuire che non ama regalare parole al vento. Gli
danno fiducia e lo fanno lavorare.
Alcuni rimangono a guardare.
Ma il giardiniere è
bravo.
Conosce l’arte della potatura perché
sa quando è arrivato il momento di tagliare
una parte dei rami, dei germogli e dei tralci di
una pianta o di un ceppo di vite. Sa distinguere
la potatura di formazione, di produzione, di riforma,
di ringiovanimento, di risanamento a seconda delle
finalità. E’ un provetto vivaista capace
di coltivare giovani piante.
Conosce bene l’azione e l’effetto
del disinfestare quando c’è l’urgenza di
liberare il terreno da animali parassiti.
Coraggio signor giardiniere,
la sterpaglia si è ridotta, i parassiti pure.
Ho visto alberi con nuovi germogli: presto daranno
buoni frutti e………………” alcune cicale hanno già
smesso di cantare!”.
Grazie Signor Presidente---------------clicca
su 25 aprile 2006
(pubblicato sul giornale
di Sardegna il 1° agosto 2005)
”…granchi
con chele di buio a volte ci ha portato la
risacca. Guai a voi, branco di malfattori
d’ogni tempo, d’ogni luogo: non osate più
avvicinarvi con passo e sentimenti trasversali.
Ci brulica nelle vene come fuoco un coraggio
nuovo… Non tolleriamo altro male. State attenti:
non siamo una pietra in mezzo al mare che
non sente, non piange e non si ribella. Siamo
Isola. Isola sola, ma con cuore di moltitudini…”
Paola Alcioni |
Con
il voto del 15 e 16 febbraio 2009, la Sardegna è
stata riconsegnata ai colonizzatori.
"...Il
32,5% dell'elettorato non ha votato. Aggiungiamo
le migliaia e migliaia di schede bianche, scrive
lo storico Francesco Casula il 24 febbraio 2009.
Gli astensionisti rappresentano dunque il più
forte partito in Sardegna.
Quasi nessuno - sia fra i commentatori
che fra gli esponenti politici - ha dato rilievo
a questo dato drammatico e preoccupante, almeno
per chi ha a cuore la partecipazione dei cittadini
nelle scelte che dovrebbero riguardare tutti. Probabilmente
non se ne parla per cattiva coscienza: almeno da
parte dei "politici" verso cui la sfiducia
è in costante e progressivo aumento.
Non si spiega diversamente il
massiccio astensionismo, nonostante il colossale
trascinamento al voto (di parenti, famigliari, amici)
da parte di un immane esercito di candidati, (più
di 900) e il tambureggiare costante dei media negli
ultimi due mesi.
Con l'astensionismo, quote sempre
maggiori di cittadini manifestano una reazione di
rifiuto e di reiezione della "politica"
tout court, vista come "cosa sporca",
"affare per mestieranti", da cui dunque
stare alla larga. La responsabilità maggiore
è da ricondurre ai partiti e al sistema politico
nel suo complesso che da più di un decennio
tende sempre più a "modernizzarsi",
"americanizzandosi".
Un sistema che ricorre cioè
a un uso ormai consolidato e vieppiù spregiudicato
dei nuovi mezzi di comunicazione di massa di linguaggio,
di controllo dell'informazione. Attraverso tali
tecniche, partiti, uomini politici e programmi vengono
"venduti", prescindendo dai contenuti:
quello che conta, che si valorizza (come tutte le
operazioni di marketing) è l'involucro, la
confezione l'immagine.
La politica si svuota così
di contenuti e diventa asettica gestione del potere:
il conflitto tra i Partiti (più apparente
che reale diventa lotta fra gruppi spesso trasversali
in concorrenza fra loro per assicurarsi questa gestione.
La battaglia politica perciò diventa priva
di "telos", di finalità. E poiiché
i gruppi politici si battono fra loro avendo come
unico scopo la conquista e la gestione del potere,
idee politiche, ideologiche, programmi e progetti
si riducono a pura simulazione: sono effimeri e
interscambiabili. Di qui la sfiducia e l'astensionismo,
ormai di massa..." GDS.
..Che c'era
in palio un bel bottino da conquistare era facile
capirlo nel momento in cui il nostro Presidente
del Consiglio si scomoda più e più
volte per raggiungere la nostra Sardegna - pure
a nostre spese - sventolando la bandiera del suo
partito...
Cagliari,
1° marzo 2009, Piazza Garibaldi. Un appuntamento
- post elettorale - per riflettere insieme
"...E
se dipendesse da noi, - dice Korinna Ktevtemann
alle persone che gremiscono la piazza - se il male
viene per nuocere o no? Il colpo è stato
durissimo sembra che in molti di noi abbia cambiato
lo stato d’animo in tanti modi. Anzi, a volte non
si sa più cosa sentire, pensare… ci ha destabilizzati,
ha creato confusione interiore.
E se fosse invece proprio questa confusione, la
distruzione delle strutture interiori, l'essere
più desti grazie alla sofferenza a creare
quel caos sensibile che permette all’anima di cercare
e ricevere nuovi impulsi? Magari ancora prima di
anestetizzarsi, riabituarsi ed aggrapparsi ad antichi
schemi e perderci dentro le proprie forze? Se il
male fosse un campanello d’allarme che ci dice:
cambia modi di pensare, ancora più dei contenuti?
Se il lungo silenzio di uno da cui ci si aspetta
– che cosa? – creasse il vuoto – lo spazio – per
comprendere che i tempi dei leader, cioè
delle persone che ci guidano è passato?
Se fosse vero, come qualcuno dice,
che gli imprenditori non sono alcuni pochi – più
o meno potenti, ricchi, onesti – ma che gli imprenditori
siamo noi? Che i politici non sono ne capo tribù,
ne re, ne faraoni o simili ma gli amministratori
della nostra impresa, messi da noi al loro posto
di lavoro?
Allora bisognerebbe sapere cosa vogliamo, lavorare
e studiare per sapere il nostro fatto e dire a loro
cosa devono fare. I programmi dei partiti dovrebbero
dirci come vogliono mettere in atto la nostra volontà.
Chi amministra bene può continuare il suo
lavoro.
Ma, sappiamo cosa vogliamo? O già dove cinque
si incontrano attorno ad un tema ci sono sette opinioni
diverse che ci si sbatte in testa? E poi vince chi
parla più forte, chi ha “mezzi” per persuadere?
Discussioni eterne, indurimento di convinzioni sono
la morte della creatività, che ci fa avere
intuizioni per trovare nuove soluzioni, nuove tecniche
di elaborazione.
Se fosse possibile unirci in cerchi nuragici di
consiglio anche guardandoci in faccia, ascoltarci,
porci domande (la buona domanda è già
parte della risposta), pensare insieme, cercare
metodi per sviluppare idee, invitare esperti?
I temi? Tutti! Per esempio: come vogliamo la scuola
per i nostri bambini? Educazione o informazione?
Come deve essere una pedagogia che permetta al bambino
di sviluppare tutte le sue capacità invece
di corrispondere ad una immagine standard.
Una pedagogia che permette di
diventare un adulto che non sia solo intelligente
di intelletto ma che abbia capacità di sviluppare
fantasia per trovare nuove forme, nuove idee. Un
adulto non solo cranio, ma uno con volontà
e cuore per trovare le vie giuste per realizzare.
Che funzione ha l’arte da questo punto di vista
nella pedagogia?
Come vogliamo il sistema economico? Quale potrebbero
essere le alternative a quello attuale, sempre meno
attuale? (vedi per esempio lo stipendio base garantito).
Se fosse possibile elaborare proposte costruttive?
Forse con l’Amministrazione precedente abbiamo
avuto per cinque anni un uomo che ha saputo ricordarci
che gli imprenditori siamo noi.
Forse qualcuno ha cominciato
come me a sognare che potrebbe essere vero. Qualcuno
ci ha svegliato bruscamente. Ma se fosse non per
smettere di sognare, ma per entrare ad occhi aperti
nel nostro ruolo di intraprendere la nostra vita?
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