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dal 12/1/2008

 


© G.S.Chilometrando

2004

TELETHON VARCA LA SOGLIA DELLA DIREZIONE REGIONALE ENTRATE DI CAGLIARI

per combattere la distrofia muscolare e le altre malattie genetiche

Telethon ha bussato alla porta dell’Agenzia delle Entrate e diventa ufficiale il contributo all’iniziativa.
La Direzione Regionale di Cagliari si è resa disponibile ad aprire le sue porte.

Ma se all’interno del palazzo nessuno avesse aperto le braccia per accogliere la gara di solidarietà, tutto sarebbe stato vano.

Ecco perché ho piacere a mettere in risalto l’impegno dei colleghi, che si sono alternati, nell’offrire, oltre al contributo in danaro, parte del loro tempo libero per sostenere la grande maratona di solidarietà fiorita all’interno del palazzo - gelido se visto dall’esterno - caldo di partecipazione e interesse sociale per chi lo ha vissuto da vicino.

Chilometrando è stato testimone diretto anche di altre iniziative in cui colleghi della Direzione Regionale di Cagliari sono stati partecipi: Nella raccolta di fondi da destinare all’Ospedale Meyer di Firenze in occasione del raid Firenze-Londra in bicicletta; nella raccolta di fondi da destinare all’Ospedale Microcitemico di Cagliari per l’acquisto di un Separatore Cellulare per il Trapianto del Midollo Osseo e a Natale 2003 per strappare un sorriso in più ai ricoverati dell’Unità Spinale dell’Ospedale Marino di Cagliari, quando Chilometrando promosse una raccolta di fondi per l’acquisto di un videoregistratore vhs e un lettore dvd da donare alla struttura.

Queste testimonianze dimostrano che all’interno del “palazzo” il rapporto interpersonale non è di “solo lavoro” quindi non sempre nei momenti di pausa, si fanno uso di parole che vanno indirizzate al vento o improntate a uno sterile individualismo, bensì anche di parole i cui contenuti germogliano e danno buoni frutti.

 

Telethon, quest’anno ha fatto sentire protagonisti diretti i lavoratori dell’Agenzia Entrate, che non é desiderio di esibizionismo, bensì consapevolezza della necessità di acquisire insieme l’importanza della ricerca scientifica legata alle malattie genetiche con la convinzione che si possano presto sconfiggere.

 

 

 

Siamo certi che coloro che si adoperano per il bene comune regalano a se stessi il “lustro interiore” che lascia nel profondo il “seme” pronto ad attecchire nel solco della solidarietà, piccola o grande che sia.

 

 

E’ importante - mi scrisse un amico - mettere in evidenza la nostra parte di solidarietà, perché serva da esempio, tenendo sempre presente che la sinergia produce ciò che da soli non sarebbe possibile: C’é chi la chiama solidarietà, appunto, chi non sa come chiamarla ma fa tanto. Ma c’é una parola semplice che dice tutto, basta pronunciarla con sincerità “amore”.

 

 

 

Riporto con grande emozione la lettera di un papà, Paolo Giustozzi di Macerata inviata a "Telethon notizie"

Sono il papà di un piccolo angelo, di nome Ludovica. Ludovica è affetta da una malattia rarissima che già pronunciare il nome è tutto un programma: Glicogenosi tipo I/A. la piccolina da quando è nata è stata seguita da vari professori delle malattie metaboliche. Non vi dico il calvario che abbiamo passato, siamo andati su e giù per l’Italia. Abbiamo speso tantissimi soldi dai “luminari” della medicina ma nessuno trovava un rimedio alla strana malattia del mio angelo, ogni ricovero ci faceva entrare in un tunnel fatto di esami e strazi terribili per la mia piccolina. Iniziò la terapia parentale appena nata e quello fu un momento felice, perché Ludovica finalmente cominciò ad aumentare di peso. Io e mia moglie siamo riusciti, con la tenacia e la disperazione, ad imparare tecniche di sopravvivenza, per la piccolina. Ora Ludovica ha tre anni di vita, ma purtroppo per lei non è cambiato niente, anzi abbiamo peggiorato la situazione ed ho una grande rabbia. Rabbia nei confronti dello Stato e delle Istituzioni che si occupano poco o niente di questo tipo di malattie di “nicchia”.
Come mi disse una volta un noto dottore, ci sono malattie di serie A e B, “queste sono di serie C".
Rimasi sconcertato da queste parole. Come! Nell’era in cui si è arrivati alla clonazione, non si trova una soluzione ad una malattia che, probabilmente, tra qualche anno sarà curata come un banale raffreddore?
Vorrei tanto gridare a tutti la mia rabbia, il mio rancore ma poi ricordo gli occhi di Ludovica, il suo sorriso, quasi a volermi dire: “Papà non piangere, non avvilirti ce la faremo”. Vorrei conlcudere, ringraziando ancora una volta lo staff di Telethon.

 

Facciamo sapere a Paolo Giustozzi che è diventato anche nostro il sorriso, l’espressione dolce e innocente di Ludovica e ci arroghiamo il diritto di ribadire con grande amore: “papà non piangere, non avvilirti ce la faremo a diventare insieme una forza più grande dell’indifferenza dello Stato e delle Istituzioni".Un abbraccio

Ivana Taccori